Complicità conoscitiva

28 giugno 2008
Comprendere segni e spiegare codici è proprio di molte scienze sociali, ma porsi strutturalmente nella condizione di valutare le diverse identità che si costituiscono nei loro segni e nei loro codici, e si esplicitano in eventi apparentemente irriducibili gli uni agli altri, malgrado il loro ripetersi nel tempo, è peculiare dell'antropologia, qualunque sia l'oggetto che essa momentaneamente studia. In pratica, l'antropologo costruisce ciò che definisce "alterità" nell'atto stesso in cui l'altro si costituisce come soggetto. Se i significati dell'osservatore e quelli degli osservati sono diversi e culturalmente determinati, la sfida posta all'antropologia è la loro riducibilità ad un senso che, pur rimanendo indeterminanto, deve necessariamente essere costruito come un campo in cui osservatore e osservati interagiscono sul piano di una complicità conoscitiva.
Mariano Pavanello, Dispense del corso "Fonti orali", a.a. 2007-2008

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