Something's gonna happen

23 giugno 2008
Certi accadimenti mi colgono (mi hanno colto, sicuramente mi coglieranno) senza alcun preavviso, come un temporale estivo. Benché l'imponderabilità del caso affidi alla sorpresa il suo massimo effetto di meraviglia o atterrimento, tanto da sembrare assolutamente preponderante agli occhi del fatalista medio, poco interessato o poco capace di incidere nei tessuti della propria vita, a ben vedere in ogni situazione la fatalità non risulta mai totalmente distinguibile dall'aspetto processuale della costruzione consapevole della propria esistenza. "Homo faber ipsius fortunae", dicevano gli antichi secoli fa: e il tempo non ha sottratto un'oncia di verità a questo assunto. Ecco allora che scegliere un amico al posto di un altro, una professione (nella misura in cui questo sia possibile) piuttosto che un'altra, un amore piuttosto che un altro, sciegliersi una strada, insomma, tra le molte possibili, significa investire capitali intellettuali, emozionali e pure economici su una prospettiva che si vuole contraddistingua la propria vita, o quanto meno il proprio personalissimo modo di viverla.

Piove, insomma, pure d'estate; ma posso decidere se bagnarmi o rimanere chiuso in macchina, al sicuro da fulmini e gocce impertinenti. Non è detto che restando all'asciutto possa capire più cose di quante potrei immaginarne sotto la pioggia, inzuppandomi da capo a piedi. Il sonno della ragione genera mostri; quello dell'anima pure.

Ma potrei sbagliare. In fondo il bello è questo.


Gregory Crewdson, Beneath the roses

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