Sul metodo storiografico. Convergenze

25 aprile 2008
La storia si fa con i documenti scritti, certamente. Quando esistono. Ma la si può fare, la si deve fare senza documenti scritti se non ce ne sono. Con tutto ciò che l'ingegnosità dello storico gli consente di utilizzare per produrre il suo miele se gli mancano i fiori consueti. Quindi con delle parole. Dei segni. Dei paesaggi e delle tegole. Con le forme del campo e delle erbacce. Con le eclissi di luna e gli attacchi dei cavalli da tiro. Con le perizie su pietre fatte dai geologi e con le analisi di metalli fatte dai chimici. Insomma, con tutto ciò che, appartenendo all'uomo, dipende dall'uomo, serve all'uomo, esprime l'uomo, dimostra la presenza, l'attività, i gusti e i modi d'essere dell'uomo. Forse che tutta una parte, e la più affascinante, del nostro lavoro di storici non consiste proprio nello sforzo continuo di far parlare le cose mute, di far dir loro ciò che da sole non dicono sugli uomini, sulle società che le hanno prodotte, e di costituire, finalmente quella vasta rete di solidarietà e di aiuto reciproco che supplisce alla mancanza del documento scritto?

Lucien Febvre, in Jacuqes Le Goff, Documento/monumento


A me dispiaceva quando vedevo un oggetto buttato. Vedevo per esempio un ferro da stiro, l'ho preso. Non l'ho preso perchè pensavo all'antiquariato che ho oggi, al museo. Non ci pensavo. Vedevo una roncola gettata, si può affilare e ci taglio la legna; la gente buttava per comprare cose nuove. [...] Poi ho avuto contatti con tanti professionisti. Ogni tanto qualcuno mi veniva a trovare: "Ma questo è un museo, questo è antiquariato che ormai non c'è più". E allora ho capito che questa era roba che poteva essere utile perché era stata distrutta e io ho cercato di accumularla. [...] Poi l'amministrazione Sculco aveva intenzione di comprare il castello, ed eravamo in trattative: "Le cose dell'antiquarito che hai tu le compriamo noi, Turu". Siamo rimasti così, senza discutere sul prezzo, poi il castello non è stato comprato e i pezzi ce li ho ancora io. [...] Le cose sono in casa, io mi sto facendo vecchio e non posso dare nessuna spiegazione di queste cose. Quegli oggetti non sono niente senza una persona che li spiega perché la nostra cultura era quei pezzi, era quella la nostra cultura.

Turuzzu Cariati, in Antonello Ricci, Turuzzu Cariati. Ritratto di un uomo-museo

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