Quando, a metà strada, questi nazareni incrociarono una compagnia di soldati inviati al loro villaggio per certe perquisizioni, […] volle sapere il comandante che cosa andava a fare quella caterva di rustici a Sefforis e gli fu risposto, A vedere il fuoco, un chiarimento che soddisfece il militare, giacché fin dall’aurora del mondo gli incendi hanno sempre attirato gli uomini, qualcuno dice che si tratta addirittura di una sorta di richiamo interiore, inconsapevole, una reminiscenza del fuoco originario, come se le ceneri potessero mai avere memoria di quanto hanno bruciato, giustificandosi così, secondo questa tesi, l’espressione affascinata con la quale contempliamo persino il semplice falò presso cui ci riscaldiamo o la fiamma di una candela nel buio della camera. Se fossimo così imprudenti, o così audaci, come le farfalle, le falene e altri lepidotteri, e ci lanciassimo nel fuoco tutti insieme, la specie umana in blocco, può darsi che una combustione così enorme, un simile chiarore, attraversando le palpebre serrate di Dio, lo desterebbe dal suo sonno letargico, troppo tardi per conoscerci, questo è vero, ma ancora in tempo per vedere il principio del nulla, dopo la nostra scomparsa.
José Saramago, Il vangelo secondo Gesù Cristo
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